“Superare i campi rom? Si può fare”, il racconto del Convegno a Napoli
Napoli e la sua area metropolitana si confermano la zona più critica in Italia per l’emergenza abitativa delle persone di etnia rom. È quanto emerge dal report “Figli dell’abbandono” pubblicato dall’Associazione 21 luglio, che denuncia una situazione di grave degrado e marginalizzazione.
Secondo il documento, 3.000 rom vivono in emergenza abitativa nell’area metropolitana di Napoli, pari allo 0,11% della popolazione locale, un dato quasi quattro volte superiore alla media nazionale (0,03%). Questa zona ospita le più grandi baraccopoli italiane, con otto insediamenti formali distribuiti in cinque comuni e dodici informali concentrati tra Napoli e Giugliano in Campania. A queste si aggiungono famiglie rom che vivono in terreni agricoli o immobili occupati.
Condizioni di vita e criticità per i rom a Napoli
Il report sottolinea condizioni igienico-sanitarie drammatiche: cumuli di rifiuti a ridosso delle abitazioni, accesso insufficiente all’acqua e distanza dai servizi essenziali. A ciò si sommano difficoltà burocratiche legate alla registrazione anagrafica e alla regolarizzazione documentale, che aggravano ulteriormente l’esclusione sociale.
Tra i principali ostacoli al superamento degli insediamenti, il rapporto individua:
- un’amministrazione pubblica paralizzata;
- una mancanza di visione politica e di interventi strutturali;
- un’associazione del territorio legata alla mera gestione delle emergenze;
- una forte presenza della criminalità organizzata, specialmente nel traffico di rifiuti.
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Un convegno a Pompei per immaginare nuove prospettive
Nonostante un trend nazionale che vede una progressiva riduzione dei “campi rom” grazie a politiche di inclusione, nessuno degli insediamenti napoletani è in fase di superamento. Lunedì 11 dicembre, nella sede della Conferenza Episcopale Campana a Pompei, si è tenuto il convegno “Superare i campi rom? Si può fare”. L’evento ha offerto l’occasione per approfondire il modello MA.REA., un approccio innovativo per il superamento definitivo dei campi rom, già sperimentato con successo in diverse città italiane come Asti, Collegno e Roma.
Durante l’incontro, i rappresentanti istituzionali di queste città hanno illustrato i risultati ottenuti, sottolineando come il modello MA.REA. possa rappresentare una soluzione concreta per affrontare le criticità degli insediamenti rom presenti nel nostro Paese. In particolare, il presidente di Associazione 21 luglio, Carlo Stasolla, ha evidenziato la necessità di avviare questo approccio anche nell’area metropolitana di Napoli, dove si contano circa 1.700 persone distribuite in otto insediamenti formali.
Secondo Stasolla, il campo di via Carrafiello, a Giugliano in Campania, è un punto di partenza cruciale: “Qui si registrano le peggiori condizioni di vita e drammatiche violazioni dei diritti dell’infanzia. Applicare il modello MA.REA. in questo contesto potrebbe avviare un processo concreto e sostenibile di superamento definitivo, ma servono volontà politica e determinazione, considerando che le risorse economiche sono già disponibili”.
L’incontro ha visto la partecipazione di autorevoli relatori, come il Prefetto Michele Di Bari, che ha sottolineato l’importanza di non rassegnarsi e di creare una rete umana per affrontare le difficoltà, e l’Assessore Regionale Mario Morcone, che ha espresso fiducia nei risultati del modello MA.REA. se accompagnato da un’alleanza tra stakeholder locali.
Monsignor Giuseppe Mazzafaro ha concluso il convegno evidenziando la necessità di lavorare insieme: “Il problema dei campi non si risolve dalla sera alla mattina, ma è un cammino che richiede accompagnamento e cooperazione. Solo unendo le forze si può superare l’immobilismo e avviare un vero cambiamento”.
Il convegno ha ribadito l’urgenza di un approccio partecipativo e inclusivo, dove le comunità rom siano protagoniste di un processo di trasformazione che punti a garantire dignità e inclusione sociale per tutti.
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