
Rapporto 2024 sulle condizioni dei rom e sinti in Italia, all’orizzonte si vedono “Bagliori di speranza”
Come ogni anno, nel suo Rapporto intitolato Baglio di Speranza, l’Associazione 21 Luglio ha mappato e studiato le condizioni di vita dei rom e sinti in Italia. Un lavoro prezioso e unico, con dati che non è possibile reperire altrove, e che restituisce la fotografia di un Paese in cui i “campi rom” sono ancora troppo ma che sta lentamente ma inesorabilmente superando questa vergognosa anomalia.
Mercoledì 9 aprile 2025, alle ore 11, nella Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro del Senato della Repubblica, verrà presentato il Rapporto annuale dedicato alla condizione delle comunità rom e sinte in Italia, realizzato dall’Associazione 21 Luglio. L’iniziativa è promossa dalla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei Diritti Umani del Senato. Il documento, intitolato Bagliori di speranza, racconta una realtà in cambiamento, segnata ancora da forti criticità ma anche da segnali concreti di superamento di uno dei modelli abitativi più discriminatori d’Europa: quello dei “campi rom”.
Un’istituzione totale verso il tramonto
“Bagliori di speranza” non è solo un titolo evocativo, ma la sintesi di un processo storico in corso, come spiega, nell’introduzione al rapporto, Carlo Stasolla, Presidente dell’Associazione 21 Luglio. L’Italia è stato definito ormai diversi anni fa il “Paese dei campi”, perché da oltre quarant’anni migliaia di persone vivono concentrate in insediamenti monoetnici, spesso segregati e gestiti con logiche speciali. Oggi, però, qualcosa sta cambiando e l’Italia si trova davanti a un passaggio epocale che richiama, per portata simbolica, quello vissuto con la chiusura dei manicomi avvenuta negli anni Settanta. Un paragone non azzardato, visto che anche i “campi rom” sono istituzioni totali che è necessario (e urgente) superare.
Ed è quello che sta avvenendo. Nel 2010 si contavano circa 40.000 persone rom e sinte concentrate in questi insediamenti, mentre oggi sono poco più di 10.000. È una riduzione significativa, che dice molto del lavoro fatto e della spinta crescente, sia da parte delle istituzioni più consapevoli, che delle stesse comunità rom, a uscire da una condizione abitativa segregante. Il rapporto fotografa questo momento, con tutte le sue complessità e contraddizioni, ma anche con uno sguardo fiducioso verso un possibile futuro diverso.
La struttura del rapporto e i temi affrontati
Il Rapporto annuale 2024 è suddiviso in quattro capitoli principali, ognuno dei quali affronta un aspetto fondamentale della condizione abitativa e dei diritti delle comunità rom e sinte in Italia.
Il primo capitolo è dedicato agli insediamenti monoetnici, formali e informali, presenti sul territorio italiano: ne analizza la storia, le cause, le tipologie abitative e le condizioni di vita. Ampio spazio è dedicato ai casi più emblematici, come quelli della Città Metropolitana di Napoli, dove ancora oggi si concentrano le situazioni più gravi.
Leggi di più sui campi rom a Napoli
Il secondo capitolo ricostruisce il quadro delle strategie istituzionali, a partire dal Piano decennale europeo fino alla Strategia Nazionale 2021-2030, con un’attenzione particolare alla lettura critica proposta dalla società civile.
Il terzo capitolo si concentra sulle esperienze di superamento dei “campi rom”, raccontando modelli innovativi – come il modello MA.REA – e le iniziative avviate in diverse città italiane, in particolare a Roma.
Cosa vuol dire superare i campi rom?
Infine, il quarto capitolo documenta il fenomeno degli sgomberi forzati e dei crimini d’odio che ancora oggi colpiscono le comunità rom, contribuendo ad alimentare un clima di marginalizzazione e insicurezza.
Un lavoro di monitoraggio costante e verificabile
Al di là degli importantissimi dati che divulga, uno dei punti di forza del rapporto è il metodo con cui è stato redatto. Da 15 anni, infatti, l’Associazione 21 luglio conduce un sistematico lavoro di mappatura e monitoraggio degli insediamenti monoetnici presenti in Italia, raccogliendo dati attendibili, verificabili e aggiornati. Per farlo si avvale di un approccio rigoroso: richieste formali alle amministrazioni locali, interviste a osservatori privilegiati, analisi di documenti ufficiali, articoli di stampa, sopralluoghi sul campo.
Nel corso del 2024 è stato inoltre aggiornato il sistema di classificazione degli insediamenti, distinguendo con maggiore chiarezza tra baraccopoli, macroaree, edilizia residenziale pubblica monoetnica e centri di raccolta. Il dato che emerge è significativo: le persone rom e sinte che vivono oggi in questi insediamenti sono circa 11.100, pari allo 0,02% della popolazione italiana. Se si considera la stima massima di presenza rom e sinta nel Paese (180.000 persone), risulta che solo il 6% vive in emergenza abitativa. Il superamento dei “campi” non è più solo un auspicio: è una realtà che si sta realizzando, passo dopo passo.
Leggi il report completo

Precedente
Campo rom di via Carrafiello a Giugliano in Campania: una lunga storia di emarginazione