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Campo rom di Guidonia (Albuccione), lo sgombero forzato mette a rischio la comunità

Entro il 15 ottobre, il campo rom di Guidonia (Albuccione), alle porte di Roma, verrà forzatamente sgomberato. Così ha deciso l’Amministrazione del Comune del Lazio, decisa a stringere i tempi per la chiusura del campo, dopo l’incendio e le polemiche dell’esatte 2024. Ma i metodi messi in campo appaiono lesivi dei diritti e della dignità della comunità rom, oltre che delle norme internazionali, come denuncia l’Associazione 21 luglio.

Il campo rom di Guidonia sembra avere le ore contate. Il sindaco Mauro Lombardo, infatti, è deciso a portare a compimento le minacce di sgombero forzato entro la data del 15 ottobre. Il tutto, incurante delle difficoltà delle famiglie coinvolte e dell’opposizione dell’Associazione 21 luglio, scesa in campo per difendere la comunità e ricordare al primo cittadino l’illegittimità degli sgomberi forzati, sancita sia a livello europeo che internazionale.

L’insediamento rom di Guidonia Montecelio

Il campo di Guidonia Montecelio, in località Albuccione, esiste da circa 15 anni e si trova su un terreno oggi appartenente alla ASL Roma5. Si tratta di uno dei 9 insediamenti ancora attivi censiti dall’Associazione 21 luglio nel territorio della Regione Lazio, e uno dei 2 che non si trova all’interno del perimetro del Comune di Roma (l’altro è a Latina). Le condizioni di vita all’interno del campo sono estremamente precarie, vista l’assenza di acqua corrente e di energia elettrica. Nonostante questo, fino all’estate scorsa, nell’’insediamento vivevano circa 220 persone, di cui più di 100 bambini, molti dei quali iscritti alle scuole dell’obbligo.

Il rogo dell’estate 2024 che ha devastato il campo di Albuccione

Il 12 agosto 2024, però, le cose sono cambiate, a seguito di un incendio che ha distrutto una decina di abitazioni, lasciando senza un posto in cui vivere circa cinquanta persone. Nei giorni seguenti, il sindaco Mauro Lombardo ha firmato un’ordinanza nella quale si disponeva «l’allontanamento di veicoli e persone dall’area interessata» e «l’adeguata recinzione» della stessa attraverso la collocazione di strutture di cemento. Inoltre, alle sole persone vittime dell’incendio è stato proposto un “Patto di corresponsabilità”, per incentivare l’abbandono del campo. Il patto ha previsto l’erogazione di un contributo una tantum di 500 euro a persona per il reperimento di un nuovo alloggio. A seguito di questa proposta, alcune famiglie hanno effettivamente lasciato il campo volontariamente. In un secondo momento, anche a tutte le altre famiglie rimaste (25, per un totale di circa 170 persone) è stata fatta la stessa proposta. In questo caso, però, l’Amministrazione Comunale si è vista opporre un rifiuto. Si è arrivati così ad un inasprimento del confronto, accompagnato anche da atti vandalici da parte di ignoti, che hanno imbrattato l’ingresso del campo di Albuccione con scritte naziste.

Lo sgombero forzato annunciato dal sindaco di Guidonia e l’allarme dell’Associazione 21 luglio

Nelle settimane seguenti, il sindaco Lombardo ha annunciato lo sgombero forzato dell’insediamento rom, da compiersi entro il 15 ottobre. Attraverso incontri individuali, alle 23 famiglie rimaste (170 persone in tutto) è stato quindi intimato di lasciare le abitazioni entro quella data. Secondo le testimonianze raccolte dagli operatori dell’Associazione 21 luglio, durante gli incontri sono stati usati toni che sono apparsi impropri e minacciosi. Inoltre, la richiesta pressante è stata rivolta solo alle famiglie rom e non alle altre, non rom, presenti nel medesimo insediamento.

“Come Associazione 21 luglio ci poniamo a fianco della comunità rom di Albuccione – dichiara il Presidente dell’associazione, Carlo Stasolla – Malgrado gli intenti, le azioni promosse dal Comune di Guidonia non hanno nulla a che fare con un reale superamento di un insediamento, andandosi piuttosto a configurare come un tentativo maldestro e lesivo della dignità umana di allontanare famiglie che da più di un decennio sono state in realtà tollerate nell’area di Albuccione nell’indifferenza generale”. Denuncia a cui si è associato anche lo European Roma Rights Centre (Centro Europeo per i Diritti dei Rom). Le due associazioni non hanno risparmiato critiche anche all’erogazione della somma una tantum di 500 euro, definito impropriamente contributo all’affitto. “Una spesa inutile”, si legge nel comunicato congiunto, “non inserita in un processo organico di superamento della baraccopoli ma che, al contrario, ha prodotto la fuoriuscita dall’insediamento stesso di una decina di famiglie con successiva occupazione di immobili senza titolo”.

L’iniziativa attuata dall’Amministrazione Comunale di Guidonia Montecelio appare anche in aperto contrasto con quanto stabilito negli scorsi mesi dal Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa, che ha condannato l’Italia proprio per la prassi degli sgomberi forzati. Una pronuncia coerente anche con quanto stabilito dal Comitato sui Diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite, che ha specificato che gli sgomberi possono essere effettuati esclusivamente come ultima risorsa, dopo aver esaurito tutte le possibili alternative e solamente quando vengano predisposte le apposite garanzie procedurali, tra le quali la predisposizione di soluzioni alternative adeguate per coloro che non sono in grado di provvedere a loro stessi e il divieto di rendere senza tetto le persone interessate dallo sgombero o di renderle vulnerabili a ulteriori violazioni dei diritti umani.

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